RIFIUTI: CHIAMARE GLI UMBRI A COMPORTAMENTI CIVILI, SAPENDO CHE SICURAMENTE RISPONDERANNO POSITIVAMENTE
Negli ultimi tempi quando si parla di politica dei rifiuti gli esponenti politici di tutti gli schieramenti dicono subito che il problema per l’Umbria è quello di definire “la chiusura del ciclo”. Ne è testimonianza anche l’ultimo recente dibattito in Consiglio Regionale, dove una maggioranza “strana” che ha accomunato il centro sinistra e il centro destra, ha votato un ordine del giorno in cui si invita la Giunta a predisporre entro giugno l’aggiornamento del Piano dei Rifiuti, prevedendo come “chiusura del ciclo” la produzione del Combustibile Solido Secondario (CSS), con l’avvertenza di bruciarlo fuori regione. Questa soluzione appare il tentativo un po’ maldestro di rassicurare le popolazioni umbre rispetto alle conseguenze dannose per l’ambiente e la salute di bruciare il CSS nei cementifici di Gubbio e Spoleto o nell’inceneritore di Terni, ben sapendo però che una volta prodotto il CSS non si potrà impedire a nessuno di bruciarlo nel proprio impianto, se accreditato.
Abbiamo l’impressione che il mondo della politica umbro, nei confronti dei tanti soggetti spontanei ed organizzati che nella società si battono per una nuova politica dei rifiuti, stia perseguendo la strategia del “al lupo al lupo…..”, ogni tanto buttano là una proposta per la “chiusura del ciclo” e quando arrivano proteste e prese di posizione contrarie tutto torna nell’oblio. Intanto si va avanti senza fare nulla, ben sapendo però che così non potremo durare in eterno, perché tra pochi anni le due discariche rimaste in funzione (Borgo Giglione a Perugia e Le crete ad Orvieto) saranno piene. A quel punto, di fronte all’emergenza rifiuti, creata ad arte dall’immobilismo di oggi si spera che la società regionale sia disposta a digerire qualsiasi soluzione di “chiusura del ciclo”.
Con questo documento le Associazioni dei Consumatori aderenti al Consorzio Cesac propongono ai tanti soggetti spontanei ed organizzati che si battono per una nuova politica dei rifiuti nella nostra regione, di superare la fase della protesta e della levata di scudi di fronte alle proposte provocazioni sulla “chiusura del ciclo” che vengono dalla politica e di passare alla fase della proposta, chiamando la politica a dare risposte puntuali alle nostre proposte.
La nostra piattaforma si basa su tre punti cardine:
1. Commisurare la tariffa che paga ogni cittadino sulla effettiva quantità di rifiuti indifferenziati prodotti, cioè l’applicazione della cosiddetta Tariffa Puntuale,
2. garantire una effettiva partecipazione dei cittadini utenti alla gestione del servizio,
3. separazione dei rifiuti da una loro destinazione energetica, quindi rinuncia a qualsiasi ipotesi di bruciare i rifiuti sotto qualsiasi forma.
Dal nostro punto di vista partire dalla “chiusura del ciclo” significa sposare il terreno più consono e più confacente al partner privato presente in tutte le aziende miste che operano nel settore nella nostra regione, ci riferiamo al Gruppo Sorain Cecchini, che si è affermato come impresa che gestisce le discariche, che ha sviluppato e affinato nel tempo le proprie capacità e le proprie tecnologie nella gestione delle varie possibilità per la “chiusura del ciclo”.
È del tutto legittimo e normale che un’impresa che fa business con le discariche, gli inceneritori, la produzione del CSS e così via, cerchi di portare la discussione sul terreno più consono alla sua capacità imprenditoriale e al suo know how.
Ma abbiamo forti dubbi che il terreno del confronto sulla “chiusura del ciclo” sia il terreno che invece conviene ai cittadini utenti, che hanno l’interesse di pagare il meno possibile la tariffa o la tassa sui rifiuti, di controllare la qualità del servizio e di avere una gestione dell’intero ciclo che garantisca la tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
Per questo riteniamo che il punto di partenza di ogni ragionamento sulla politica dei rifiuti debba essere ribaltato e invece di iniziare dalla fine si debba incominciare dall’inizio, cioè si debba partire dalla tariffa e/o dalla tassa che pagano i cittadini, affermando che è giusto che ognuno paghi solo ed esclusivamente per i rifiuti indifferenziati che produce, come avviene in altre provincie (per es. Trento e Mantova). Tecnicamente è possibile, bastano marginali accorgimenti, come un semplice codice a barre identificativo del proprietario applicato sui cassonetti dell’indifferenziato, un lettore ottico e la modifica dei verricelli montati sui compattatori (i camion che passano per la raccolta), e la scelta di applicare la Tariffa Puntuale diventa realtà concreta.
Garantire ai cittadini la Tariffa Puntuale è la scelta politica di fondo che proponiamo di assumere nella discussione per la modifica del Piano Regionale dei Rifiuti. Alla obiezione che in questo modo si riducono sostanzialmente le risorse a disposizione delle aziende che gestiscono il servizio, mettendole in difficoltà a far fronte ai loro costi strutturali, rispondiamo che si possono realizzare risparmi nella gestione organizzativa del servizio, con incrostazioni da eliminare, e che ci appaiono eccessivamente esigui i proventi della vendita dei materiali provenienti dalla Raccolta Differenziata (RD).
Non basta rivolgersi stancamente ai Consorzi Nazionali che ritirano la carta, la plastica, il vetro e quant’altro proviene della RD, è necessario fare marketing, agire sui mercati internazionali dove si spuntano prezzi assai più vantaggiosi. In Italia ci sono aziende pubbliche e/o miste che fanno utili consistenti con la Raccolta Differenziata Spinta e la vendita dei materiali che raccolgono, quindi ciò è economicamente possibile, basta investire in risorse umane, tecniche e tecnologiche. Ma se, invece si pensa che il business stia nelle discariche o in un’altra qualsiasi “chiusura del ciclo”, allora manca la volontà politica e imprenditoriale di percorrere la strada da noi indicata, in realtà, infatti, è un problema di volontà non di possibilità.
Per questo è necessario che il nuovo Piano dei Rifiuti sancisca la separazione tra le aziende che fanno la raccolta e quelle che fanno lo smaltimento, perché c’è bisogno di soggetti imprenditoriali concentrati sulla Raccolta Differenziata, sul riuso dei rifiuti e sulla vendita nel mercato internazionale della carta, della plastica e del vetro che i cittadini differenziano.
Invece oggi accade esattamente il contrario, visto che la percentuale tanto sbandierata del 45% di R.D. in Umbria nel 2012, va depurata dell’8% di rifiuti differenziati che le varie società operanti nel settore hanno giudicato sporchi e quindi avviati in discarica. In realtà, allora, nella nostra regione siamo al 37% di RD nel 2012, una percentuale assai lontana da quell’obiettivo del 65% stabilito nel Piano Regionale dei Rifiuti. Tutto ciò dimostra ancora una volta che le società pubbliche e miste che operano nel settore in Umbria, sono culturalmente succubi del gruppo privato ed hanno lo sguardo e la testa tutto rivolto allo smaltimento ed alla “chiusura del ciclo”, non alla RD.
Da questa consapevolezza nasce la proposta di definire nel prossimo Piano dei Rifiuti, la netta separazione tra le aziende che fanno la RD e quelle che fanno lo smaltimento, per avere imprese che fanno della RD il loro core business, il centro della loro attenzione, sulla quale investono risorse economiche ed umane per organizzarla al meglio e per ricavare il massimo dai materiali raccolti in termini di riuso e di vendita sui mercati internazionali.
Siamo consapevoli che questa scelta mette a leva antiche alleanze, che in passato hanno fatto dell’Umbria una regione all’avanguardia, ma ora c’è bisogno che tutti, sia il pubblico che il privato facciano un salto di qualità, per intraprendere la strada giusta, ponendo gli interessi dei cittadini al centro dell’azione politica, cosa che significa applicare la Tariffa Puntuale.
La Tariffa Puntuale oltre ad essere la cosa giusta da fare in termini di prelievo “fiscale”, rappresenta anche il modo migliore per incentivare gli utenti a fare una differenziata di qualità e a ridurre la produzione stessa di rifiuti. Nell’ultimo biennio in realtà abbiamo visto una consistente diminuzione dei rifiuti prodotti nella nostra regione (-7,7%), ma questo dato è più frutto della crisi che stiamo vivendo che di politiche volte a ridurre la produzione di rifiuti.
Invece applicando la Tariffa Puntuale si metterebbe in campo un sistema di incentivazione rivolto alle imprese e ai privati che ha carattere strutturale, in grado di dare risultati in termini di riduzione e di qualità della RD duraturi e costantemente crescenti nel tempo, perché agisce sia come incentivo economico che culturale. Infatti con la Tariffa Puntuale tanto minore sarà il quantitativo di rifiuti indifferenziati prodotti, tanto maggiore sarà il risparmio sulla tariffa.
Si tratta di innescare una spirale positiva, tesa a premiare le buone pratiche e i comportamenti virtuosi, ben sapendo che gli umbri quando sono stati chiamati a dare prova di civiltà, hanno sempre risposto con grande entusiasmo e consapevolezza.
Insieme all’applicazione della Tariffa Puntuale nel nuovo Piano Regionale dei Rifiuti va definito un progetto per la diffusione della RD in tutto il territorio regionale, perché sicuramente in una prima fase c’è bisogno di aiutare i comuni e le aziende a fare gli investimenti necessari in attrezzature e in lavoro per ampliare la platea dei cittadini chiamati a fare la RD.
A tal fine proponiamo di spostare in questa direzione i pochi soldi a disposizione della Regione. In realtà visto che si è rinunciato alla costruzione dell’inceneritore e che si va abbandonata l’ipotesi di produrre CSS, lo spazio per reperire le risorse necessarie a portare, nel giro di un paio d’anni, tutti i comuni dell’Umbria al 65% di RD ci potrebbero essere, anche qui il problema è la volontà politica di scegliere la RD invece che la “chiusura del ciclo”.
Secondo le affermazioni delle società che gestiscono le discariche attualmente operanti in Umbria, il ciclo di vita di queste strutture si esaurirà nel giro di alcuni anni, in realtà le stesse persone in occasioni diverse hanno dato numeri differenti, comunque anche volendo prendere le proiezioni più “ottimistiche” non si va al di là dei 5/6 anni. Questo significa che non abbiamo tempo da perdere, il cambio di rotta che stiamo proponendo va deciso al più presto, perché c‘è bisogno di una fase di transizione che va gestita con grande attenzione.
In questo lasso di tempo entrerà in funzione l’Autorità Umbra per Rifiuti Idrico (AURI) con il superamento degli attuali ATI. Visto che l’obiettivo è quello di uniformare la politica sui rifiuti in tutto il territorio regionale, riteniamo che l’AURI debba nascere assumendosi subito l’onere di gestire la transizione dall’attuale sistema “fiscale” alla Tariffa Puntuale.
L’AURI, sostituendo gli ATI ne assumerà tutte le funzioni, quindi sarà la sede in cui si definirà la tariffa dei rifiuti secondo i parametri decisi dal Piano Regionale, di conseguenza sarà anche la sede naturale in cui si dovrà dare concretezza alla Tariffa Puntuale. Ma l’AURI sarà anche il soggetto istituzionale che avrà il compito di realizzare la partecipazione degli utenti alla gestione del servizio, dando attuazione al comma 461 dell’art. 2 della Finanziaria del 2008.
Su questo punto alla fine dello scorso anno è arrivata la positiva novità dell’Accordo tra Governo, Regioni, ANCI da una parte e Associazioni dei Consumatori dall’altra, sulle Linee Guida per l’attuazione del comma 461. In quel Protocollo vi sono una serie di adempimenti che competono alla Regione e ai Comuni singoli o associati, come nel caso dei rifiuti in soggetti istituzionali tipo l’AURI. Anche in questa sede rinnoviamo la richiesta di procedere speditamente alla realizzazione di quanto sottoscritto a Roma.
In realtà non possiamo non stigmatizzare l’atteggiamento della Regione dell’Umbria, la quale non ha sollevato obiezioni in sede di Conferenza delle Regioni sui contenuti delle Linee Guida che sono state sottoscritte a Roma e poi una volta tornata in Umbria le ha messe nel cassetto o meglio nel dimenticatoio.
La norma citata prevede molte cose tra cui: la consultazione obbligatoria dei cittadini utenti sul Contratto di Servizio, la partecipazione dei cittadini utenti alla predisposizione della Carta dei Servizi, il controllo dei cittadini utenti sulla qualità del servizio anche attraverso l’effettuazione di monitoraggi partecipati dalle associazioni dei consumatori. Nulla di tutto questo è stato mai fatto dagli ATI e/o dalle aziende che gestiscono il servizio in Umbria. Questa plateale inosservanza della norma di legge ci ha spinto ad avviare dal punto di vista giuridico la verifica della legittimità della tariffa che si fa pagare ai cittadini, perché è assolutamente inaccettabile che si pretendano i pagamenti ma non si applichino i diritti.
Inoltre il contributo dei cittadini utenti singoli o associati potrebbe essere un fattore decisivo non solo per far emergere le situazioni di disservizio e di disorganizzazione, ma anche per superare incrostazioni nell’organizzazione gestionale che ormai non si giustificano più.
Quando parliamo di partecipazione dei cittadini utenti alla gestione del servizio, vogliamo intendere anche di affermare l’impegno a garantire partecipazione, informazione e coinvolgimento delle popolazioni che vivono nei territori limitrofi le discariche e le altre forme di “chiusura del ciclo”, sul monitoraggio, sulla individuazione e sulla soluzione dei fattori di rischio ambientali che si riscontrano e che si riscontreranno.
Negli ultimi tempi in questi territori sono sorti spontaneamente degli Osservatori, che in collegamento con medici e tecnici esperti giustamente pretendono che i controlli siano effettuati in modo e tempi adeguati, e che si facciano non solo sulla terra, sull’acqua e sull’aria, ma anche sul forme organiche presenti per verificare eventuali danni prodotti. Questa forma dell’Osservatorio sulle condizioni ambientali nei territori adiacenti le strutture di “chiusura del ciclo”, come forma di autorganizzazione dei cittadini utenti va implementata e diffusa, il nuovo Piano Regionale dei Rifiuti dovrà all’uopo prevedere forme di riconoscimento e di sostegno al fine di rendere le popolazioni consapevoli delle proprie effettive condizioni di vita e di rischio.
Tutto ciò nella consapevolezza che l’obiettivo fondamentale è quello di traguardare la dismissione delle strutture di “chiusura del ciclo”, infatti l’esperienza di altre regioni e provincie dimostra che avviando una spirale positiva di buone pratiche sulla Raccolta Differenziata, la quantità di rifiuti indifferenziati si riduce a percentuali ad una cifra, quindi diventa possibile pensare di mettere i lucchetti alle discariche e trasformare il poco che resta della porzione di rifiuti non riciclabili in granulato per uso industriale.
Mentre per la frazione organica la soluzione è quella in parte già perseguita attualmente, con biodigestori integrati che producano prima, nella fase anaerobica, metano da immettere nella rete dei metanodotti regionale e poi, nella fase aerobica, compost di qualità utilizzabile in agricoltura come fertilizzante. Riteniamo che sia necessario precisare che il metano prodotto non va in nessun caso bruciato per la produzione di energia, visto che in realtà si brucia metano per circa il 45% e poi rifiuti di ogni genere, ma invece il metano va venduto come tale alle imprese che gestiscono i metanodotti.
Le Associazioni dei consumatori utenti aderenti al consorzio CESAC propongono questa piattaforma a tutti i soggetti spontanei ed organizzati che si battono per una nuova politica dei rifiuti in Umbria; ci sembra una utile base da cui partire per aprire una grande processo di discussione e di confronto democratico che porti a condividere gli obiettivi di fondo per una nuova politica dei rifiuti, in questo ambito ovviamente siamo disponibili a rivedere e a modificare singoli punti di questa piattaforma.
Perché siamo consapevoli che in questo momento non c’è bisogno di dividersi su aspetti particolari e specifici, al contrario c’è bisogno di costruire un ampio fronte di mobilitazione popolare che riconoscendo le differenze e le specificità di ognuno, però chiami la politica regionale a dare risposte puntuali sulle proposte di fondo che alla fine del processo di confronto democratico metteremo in campo tutti quanti insieme.
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