RACCOLTA DIFFERENZIATA IN DIECI ANNI GRAZIE ALLA SEPARAZIONE DEGLI SCARTI A BASE CELLULOSICA È STATA EVITATA L’APERTURA DI 222 DISCARICHE Riciclare meglio che curare

IN ITALIA NON C’È SOLO LA DRAMMATICA REALTÀ DEI RIFIUTI DI NAPOLI: I DATI SU CARTA E CARTONE DICONO CHE SI RECUPERANO 9 IMBALLAGGI SU 10
PAOLO STRINGARI
I rifiuti per le strade di Napoli, gli scontri di fronte alla discarica di Terzigno e i roghi di tonnellate di sacchetti di immondizia in Campania hanno fatto in questi ultimi anni il giro del mondo: le ricadute sono state devastanti per il turismo dell’area del Vesuvio e per l’immagine del nostro paese. Le ultime stime dell’Eurostat, poi, dicono che nel 2008 sono state prodotte in Italia circa 94.000.000 tonnellate di rifiuti, vale a dire 1564 kg a testa (tre volte la media europea): si tratta, non è poco, del 10% del totale continentale. Un dato che dovrebbe essere considerato a dir poco allarmante. Ma dietro a questa «prima pagina» c’è un’Italia che raccoglie, differenzia e ricicla. O almeno tenta di farlo.  I risultati, tra esempi virtuosi, esperienze riuscite e qualche ko – sono spesso a macchia di leopardo: capita che a pochi chilometri da Napoli ci sia l’attivissima Salerno, dove il sistema di raccolta differenziata e riciclo funziona eccome, o che nella stessa regione due province confinanti, quasi conviventi, come Sondrio e Lecco mostrino dati sensibilmente diversi sulla raccolta di carta e cartone, con la prima che registra 71,6 kg procapite contro i 25,2 kg della città sulle rive nord del Lago di Como. Un panorama così frastagliato è appiattito di fronte a una certezza: secondo il XVI Rapporto sulla raccolta differenziata di carta e cartone curato e diffuso da Comieco – Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica, dal 1999 al 2010, grazie alla raccolta differenziata di 26,3 milioni di tonnellate di carta e cartone, si è evitata la costruzione di 222 nuove discariche, 26 solo nel 2010. Ma raccogliere e riciclare carta e cartone comporta impatti positivi per l’intera comunità in termini non solo ambientali, ma anche economici e sociali e questo perché, oltre a preservare l’ambiente, crea indotto e occupazione e valorizza le materie prime seconde. In particolare, in termini economici – considerando i mancati costi di discarica, i vantaggi sociali connessi ai nuovi posti di lavoro creati e i benefit ambientali dovuti alle minori emissioni – il beneficio complessivo che il riciclo della carta e del cartone ha portato nel 2010 è pari a oltre 460 milioni di euro, con il totale complessivo del periodo 1999-2010 salito a 3,5 miliardi di euro.
Nell’ultimo anno, in Italia sono state raccolte 3,07 milioni di tonnellate di carta e cartone pari a 52,2 kg di media procapite: la raccolta differenziata di carta e cartone è cresciuta del 2%, confermando il trend positivo dell’anno precedente. Per quanto riguarda gli imballaggi, dopo la forte flessione del 2009, si rileva un incremento del 6% degli imballaggi immessi al consumo (4,338 milioni di tonnellate), di cui è stato recuperato e riciclato quasi il 90% (3,777 milioni di tonnellate). La ripresa produttiva del settore cartario (+6,9%) ha infatti innescato una più elevata domanda industriale di macero (+441mila tonnellate rispetto al 2009), sostenuta dal materiale proveniente dalla raccolta differenziata nazionale. In parallelo, anche l’export di macero conferma il saldo positivo con oltre 1,1 milioni di tonnellate (al netto delle importazioni). Differenziare infatti serve a poco se il cerchio non è chiuso dal riciclo. Secondo l’Agenzia europea per l’Ambiente se gli Stati membri seguissero le direttive comunitarie si potrebbero ridurre 78 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra entro il 2020: ma il riciclo deve diventare una pratica comune, perché la rigenerazione di vetro, carta e metalli fa risparmiare sui costi di estrazione e trasporto delle materia prime, un altro tra i fattori che causano un aumento delle emissioni pericolose. Prima di raccogliere però bisogna diminuire la produzione: nel 1995 un cittadino europeo produceva in media 468 chilogrammi di immondizia, nel 2008 è arrivato a produrne 524.
È ora di fermarsi.
1564 SONO I KG DI RIFIUTI PRODOTTI DA OGNI ITALIANO IN UN ANNO. SECONDO L’AGENZIA EUROPEA PER L’AMBIENTE BISOGNA DIMINUIRE LA QUANTITÀ E RISPETTARE LE DIRETTIVE UE: OBIETTIVO RIDURRE I GAS SERRA
Da gennaio contributo ambientale più leggero Secondo un recente studio di Althesys dal 1999 al 2010 la raccolta, il riciclo e il riuso dei materiali di recupero ha portato 9,3 miliardi di euro di benefici netti all’Italia, risultato del bilancio costi-benefici dell’attività del mercato e del Sistema Conai, che comprende gli effetti dell’attività di recupero sia in termini economici che ambientali e sociali, diretti e indiretti. Nel 2010, in particolare, il recupero complessivo dei rifiuti di imballaggio in acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro ha raggiunto una percentuale del 74,9% pari a 8,5 milioni di tonnellate recuperate su 11,4 milioni di tonnellate immesse al consumo: il riciclo complessivo si è attestato al 64,6% dell’immesso al consumo, di cui circa la metà garantita dal Conai. Il ricorso alla discarica si è quindi ridotto al 25 per cento. Alla luce dei risultati ottenuti nel riciclo, il consiglio di amministrazione Conai ha deliberato la diminuzione del Contributo ambientale sugli imballaggi in alluminio, carta e plastica e, di conseguenza, per alcuni contributi forfetari. Il Contributo per l’alluminio passerà dagli attuali 52 euro a tonnellata a 45 euro/ton, il Contributo per la carta (alla sua seconda diminuzione nell’arco di tre anni) da 22 euro/ton a 14 euro/ton e quello per la plastica da 140 euro/ton a 120. Per 1,4 milioni di imprese produttrici e utilizzatrici di imballaggi si tratta di un importante segnale di riduzione dei costi: il contributo ambientale rappresenta infatti la forma di finanziamento attraverso la quale il Conai ripartisce tra produttori e utilizzatori i costi della raccolta differenziata, del riciclaggio e del recupero dei rifiuti di imballaggi primari(per la vendita), secondari (imballaggi multipli di raggruppamento unità di vendita) e terziari (imballaggio per il trasporto).
21/09/2011
Finanza e Mercati – Imballaggi e riciclo Pag. 9