PUBBLICHIAMO, CONDIVIDENDOLO APPIENO, IL COMUNICATO STAMPA DI LIBERA SULL’OPERAZIONE “QUARTO PASSO” IN UMBRIA. COME AVEVANO GIA’ DIMOSTRATO PRECEDENTI INDAGINI E ANCHE IL LAVORO DELLA COMMISSIONE REGIONALE E DELL’OSSERVATORIO REGIONALE SULLE INFILTRAZIONI MAFIOSE, L’UMBRIA NON E’ UN’ISOLA FELICE ORMAI DA TANTO, TROPPO TEMPO. E QUALCUNO SE NE E’ ACCORTO MOLTO TARDI. ANNA RITA COSSO SEGRETARIA REGIONALE CITTADINANZATTIVA UMBRIA
Cari amici,
questo è il nostro comunicato in merito alla operazione “quarto passo” contro la ‘ndrangheta nella nostra regione.
Avevamo, purtroppo, ragione noi ed è questa consapevolezza che devi spingerci ad essere sempre più DETERMINATI ed
UNITI.
Il primo sentimento che vogliamo esprimere è di gratitudine verso la Magistratura e le forze dell’ordine che, con un alto grado di coordinamento a livello nazionale hanno spezzato con l’inchiesta e i sequestri i tentacoli della piovra calabrese. L’operazione conferma quella penetrazione ampia e ramificata della criminalità organizzata nel tessuto economico regionale che avevamo posto in luce nei dossier il “Covo Freddo” e “La droga in Umbria” di Liberainformazione, e avevamo portato all’attenzione dei media attraverso le iniziative della nostra rete. La presenza a Perugia del Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti dimostra l’assoluta rilevanza
dell’operazione portata a termine. Pertanto non è più lecito ricondurre la vicenda al semplice riciclaggio e si deve invece pensare a progetti di stabile insediamento.
Quello che è accaduto a Ponte san Giovanni è sintomatico di un’aggressione invisibile e lenta, soprattutto da parte dei clan calabresi che nel nostro territorio pare che abbiano fatto un grande investimento. Si muovono sottotraccia, osservano il territorio e spostano come pedine i “colletti bianchi”, non esitano a ricorrere a manovalanza araba o albanese”.
Molto significativa è la quantità dei sequestri: 39 imprese, 108 immobili, 129 autovetture e poi contratti d’assicurazione, rapporti bancari a centinaia. Una vera e propria holding del crimine, con centro a Ponte San Giovanni e ramificazioni in tutta l’Umbria e fuori, nelle zone limitrofe di Marche, Lazio e Toscana. Il centro dell’infiltrazione sembrano essere le attività edilizie con una speciale attenzione a settori d’avanguardia come l’energia fotovoltaica. Le imprese condotte alla rovina attraverso l’estorsione e l’usura, divenivano patrimonio della società criminale: attorno a questo ruotavano altre attività criminose che vanno dagli incendi dolosi a scopo di intimidazione, al traffico di droga, alle truffe, specie in transazioni relative a materiali edilizi. I magistrati sembrano escludere rapporti politico-istituzionali, né sono a conoscenza di collusioni tra i professionisti umbri o nel mondo bancario della regione. Sono comprovate invece, attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, le relazioni con la casa madre ‘ndranghetista: la cosca
Farao-Marincola, capeggiata dal pregiudicato Paletta. Sono verificate e fotografate presenze e incontri a Perugia di importanti esponenti della cosca, che ha la sua base d’origine a Cirò. Questo sembra provare che la ‘ndrangheta è unica, una rete in cui tutte le parti sono collegate, anche se la “clonazione umbra”o altre colonie sparse nel mondo agiscono in relativa autonomia.
ll compito di Libera e della sua rete in casi come questo, non può limitarsi al sostegno alla Magistratura, siamo convinti che le mafie si fermano e si sconfiggono solo se c’è una diffusa consapevolezza e corresponsabilità , un “noi” che rafforza la legalità e il senso della
comunità. Da anni, per questo in Umbria, facciamo al nostro meglio opera di informazione, di sollecitazione alle istituzioni democratiche locali, di educazione, di valorizzazione delle positive memorie di chi le mafie ha combattuto. Nell’inchiesta “quarto passo” c’è un elemento positivo: la piena collaborazione con gli inquirenti di un gruppo di imprenditori, vittime di estorsioni e infiltrazioni. Hanno vinto la paura, quando hanno sentito sicura la presenza attorno a sé di carabinieri e magistrati. Bisogna aumentare la vigilanza, far sì che denunce di questo tipo arrivino fin dall’inizio dell’opera di infiltrazione, prima che si producano danni gravi all’economia e alla società. Le vittime saranno più pronte alla denuncia e alla collaborazione, se sentono intorno a sé la vicinanza e il sostegno non solo degli inquirenti, ma anche delle istituzioni locali e di tutta la società regionale”.
“Le mafie avanzano quando è basso il livello di allerta della società civile responsabile, delle associazioni di categoria e dei sindacati per esempio. Noi continueremo nel nostro impegno di denuncia proseguendo con ancora più forza nel compito di tenere ben accesi i riflettori sul sistema delle mafie e sulle complicità, perché la resistenza della società umbra sia vasta ed efficace, perché vinca l’economia degli onesti contro il subdolo tentativo di contaminare e inquinare attività legali, fonte positiva di lavoro e di reddito”
Un forte abbraccio a tutti/e
Walter Cardinali
Libera Umbria Coordinamento Regionale “Renata Fonte”