La Relazione di Piergiovanni Puglia

Relazione di Piergiovanni Puglia

Uno degli obbiettivi di questo convegno è quello di sviluppare una riflessione su ciò che facciamo, come lo facciamo, o come potremo e dovremo migliorare il nostro lavoro per avvicinarci alle esigenze dei cittadini/utenti.

Nel  mio intervento  proverò  ad incrociare le  attività svolte dal movimento con alcuni diritti fondamentali, ponendo a tutti noi alcune domande; di seguito proverò a raccontarvi un esempio, tuttora in corso, di tutela e di partecipazione.

Delle  nostre attività, dal momento che tutti noi le conosciamo benissimo, mi limiterò  a stilare un sintetico elenco:

  • Interventi di tutela  attraverso le nostre reti.
  • Informazione sui diritti e sugli strumenti  di tutela.
  • Monitoraggi e valutazioni.
  • Formazione e promozione della partecipazione per attività di autotutela.

A seguito della crisi economica mondiale che purtroppo tutti  conosciamo è  mutata nella popolazione la percezione dei diritti che vengono maggiormente disattesi, il mondo dei media, dando più o meno risalto alle varie notizie modifica continuamente tale percezione variandone la posizione nei sondaggi, per non fare torti a nessuno li elenco in modo volutamente casuale:

a)  diritto al lavoro.

b)  diritto alla sicurezza.

c)  diritto alla salute.

d)  diritto all’informazione.

e)  diritto all’istruzione

Per brevità mi limiterò ad esaminare marginalmente  due soli temi: sicurezza e salute.

Il diritto alla sicurezza non rientra storicamente tra gli obbiettivi di spicco del movimento, se escludiamo le attività svolte dalla rete di Adriana in ambito scolastico,  affrontiamo l’argomento con qualche comunicato stampa o poco di più.

Gli organi di informazione ci informano che i recenti provvedimenti emanati dal Governo su questa materia, non sono legati a problemi di razzismo o di intolleranza, ma recepiscono la richiesta di maggior sicurezza proveniente da consistenti fasce di popolazione!!!!!

Gli stessi media e particolarmente la televisione, ogni giorno ci parlano presentando particolari anche scabrosi, di omicidi, furti, rapine, stupri ecc. attribuendone le maggiori responsabilità agli extracomunitari, poi nelle successive edizioni o in qualche programma di approfondimento, ci informano che dobbiamo stare tranquilli, percentualmente i reati sono diminuiti con variazioni  molto significative !!!!!!!!!!!!

Il problema “extracomunitari”, è dovuto a fobie?  propaganda? disinformazione? oppure anche in questo caso con l’alibi di tutelare il diritto alla sicurezza  di alcuni si cominciano ad erodere  diritti fondamentali  privandone per primi i  ceti più deboli e gli emarginati?????

Possibile che il nostro paese abbia cancellato la propria memoria storica, che non ricordi più che siamo stati e lo siamo tuttora un popolo di migranti, che abbia dimenticato la relazione esistita in passato e ancora presente in molti paesi del mondo, dove essere italiano significa automaticamente essere mafioso o camorrista?.

Quali le azioni concrete che possiamo attivare per riportare alla sobrietà il dibattito in corso nel paese su questo tema, quali le attività da porre in essere  a tutela di questi cittadini????

Altro discorso la sicurezza sui luoghi di lavoro.

Ogni giorno muoiono di lavoro circa quattro persone, ogni anno subiscono gravi mutilazioni diverse decine di migliaia di persone, oltre agli evidenti disagi che gli infortunati e i loro familiari devono subire, dobbiamo tenere conto dei costi materiali che tali incidenti producono.

Dopo ogni grave incidente sul lavoro – ultimamente sono stati numerosi gli incidenti avvenuti con un elevato numero di decessi-  tutte le Istituzioni, i media, gli organi di controllo, i rappresentanti dell’imprenditoria e dei lavoratori ci promettono solennemente  MAI PIU;  purtroppo ogni volta e con regolarità la promessa  rimane una mera affermazione di principio.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare le norme necessarie alla prevenzione degli incidenti sui luoghi di lavoro esistono  e a mio parere sono anche ben fatte, il problema deriva dalla loro scarsa applicazione e dalla ancor più scarsa sensibilità con la quale tutti gli attori coinvolti, siano essi lavoratori, dirigenti, organi di controllo, sindacalisti, affrontano il problema sicurezza.

A suffragio della scarsa   sensibilità  con la quale la classe dirigente  del nostro paese affronta il problema basti ricordare i continui rinvii e le continue modifiche – peggiorative- apportate al D.Leg.vo 81/2008.

IL tema è purtroppo complesso e meriterebbe un intero convegno di approfondimento, ma anche in questo caso mi chiedo e vi chiedo cosa può fare  il movimento per tutelare concretamente questo diritto?

La nostra esperienza in monitoraggi e valutazioni, esercitata in altri ambiti, potrebbe essere utilizzata dopo specifica formazione, per contribuire a rendere meno drammatico  questo problema?.

Il diritto alla salute è forse il tema che meglio conosciamo e che ci è più congeniale, è il settore storico del movimento e ovviamente anche quello che assorbe maggiormente energie e risorse.

Possiamo affermare con legittimo orgoglio che dove c’è un ospedale c’è sicuramente un TdM pronto ad ascoltare e a tutelare gli utenti.

Le campagne di informazione, i monitoraggi, le valutazioni civiche effettuate nelle varie aziende sanitarie, la stesura del rapporto nazionale di PIT Salute,  ci consentono di misurare anche se empiricamente i progressi ottenuti per il raggiungimento di tempi di risposta e adeguatezza di cura più vicine ai bisogni della popolazione.

I risultati fino ad oggi ottenuti non ci consentono di ritenere centrato il massimo risultato ottenibile, purtroppo esistono  diversi settori dove molto lavoro è ancora da fare, ricordo tre soli argomenti che generano nell’utenza la percezione che il SSN sia inadeguato alle esigenze:

>  Liste di attesa, vergognosamente lunghe

> Pendolarismo sanitario, particolarmente da Sud verso Nord.

> Assistenza domiciliare scarsa o inesistente

In tema liste di attesa, la Regione Toscana è intervenuta sul problema determinando i tempi massimi per alcune tipologie di prestazione: 7 di esse devono essere erogate entro15 gg. (DGR 143 del 27/2/06), circa 100 devono essere erogate entro 30 gg.( DGR 867 del 20/11/06) e sono previste  sanzioni  pecuniarie per le Aziende inadempienti.

Il meccanismo è ancora in fase di attuazione, diverse Aziende hanno chiesto proroghe, alcune stanno pagando sanzioni, altre (2) stanno rispettando i tempi.

Possiamo cominciare a lavorare congiuntamente su questi temi, monitorandoli per conoscerne la vastità, confrontando le iniziative attuate dalle varie regioni per risolvere o quantomeno rendere più accettabili questi disservizi?

Abbiamo parlato dei  diritti che la popolazione percepisce come disattesi, affrontandoli anche se marginalmente nella loro essenza, mettendo in evidenza le attività che per alcuni di essi affrontiamo.

Ognuna delle nostre sedi territoriali riesce a svolgere le proprie azioni di tutela in relazione al numero degli aderenti che partecipano fattivamente alle attività di tutti i giorni, molte sedi, -purtroppo-, riescono a mettere in piedi e a far funzionare una sola rete.

L’ approvazione del comma 461, fortemente voluta dal movimento è destinata a introdurre gli strumenti necessari a favorire la partecipazione dei cittadini, nelle scelte effettuate dalle P.A. in tema di servizi, ci permetterà se  avremo la forza e le risorse necessarie, di contribuire a migliorare la qualità e la trasparenza sui vari aspetti dei servizi erogati.

Recentemente la Regione Toscana ha legiferato in materia di partecipazione, la  L.R. n° 69 del 27/12/2007, detto per grandi linee,  permette alle associazioni, ai comitati di cittadini di seguire dal nascere la progettazione delle grandi opere, partecipando attivamente a tutte le operazioni necessarie alla loro definitiva attuazione.

Prevede la possibilità in caso di disaccordo, di ricorrere ad una Autorità di garanzia e nei casi estremi offre la possibilità di richiedere  un referendum.

Con quali risorse affronteremo queste nuove attività?, come riusciremo a mobilitare diffusamente la partecipazione della popolazione nella gestione del bene comune alla luce della evidente disaffezione manifestata dalle nuove generazioni nei confronti del volontariato, della politica e più in generale nell’aiutare il prossimo?

In varie occasioni ho segnalato  la penuria di attivisti giovani all’interno del movimento in Toscana, tale penuria si riscontra anche nell’ambito di altre organizzazioni, esempio molto significativo sono le misericordie, questi organismi che hanno una forte e radicata tradizione in tutte le comunità toscane, da diversi anni vedono i propri attivisti incanutire in completa assenza di ricambio.

Il fenomeno è generalizzato su tutto il volontariato nazionale o si tratta  di un problema circoscritto alla Toscana?

Può il solo Servizio Civile sopperire interamente alle nuove esigenze del volontariato?

Quali le ragioni che hanno allontanato il cittadino dall’occuparsi  della gestione del bene comune, convincendolo che  le sue scelte, le sue opinioni non servono a niente, ma che  altri hanno la possibilità e il diritto di decidere?.

Restando in casa nostra quanto incidono la nostra partecipazione e le nostre scelte, di singoli aderenti, di responsabili di assemblea o di rete, di segretari regionali, di delegati al congresso nazionale, di componenti la direzione nazionale, nelle scelte politiche e gestionali prese a livello centrale dal nostro movimento?

Quali le azioni che possiamo mettere in campo in attesa del congresso di medio termine, per allargare la discussione e la partecipazione nelle scelte del movimento, evitando se possibile di essere accusati di comportamenti carbonari?.

Le nostre duecentocinquanta assemblee territoriali  ricoprono principalmente aree fortemente  urbanizzate,  per evidenti ragioni geografiche molti piccoli comuni, prevalentemente montani restano ai margini anche delle nostre attività di tutela.

L’assemblea territoriale di Lucca dal 2003, segue con particolare attenzione un piccolo comune di montagna collocato al margine nord della provincia.

Tre frazioni, circa mille abitanti,  20% della forza lavoro occupata in attività estrattive locali, rimanente 80% pendolarismo giornaliero nella valle del Serchio, scarse strutture turistiche, scarse attività commerciali, ufficio postale, banca, scuole materne elementari e medie per un totale di circa 15 ragazzi, dato rilevante sul quale riflettere – circa ottanta aderenti a Cittadinanzattiva -, vediamone le ragioni.

Nell’anno 2003, alcuni iscritti, a quel momento erano meno  di dieci, segnalano con evidente difficoltà che nel Comune è stata legalmente eletta una nuova istituzione “ amministrazione separata beni uso civico”, prevista e regolamentata da leggi nazionali e regionali. Il consiglio direttivo di tale istituzione, rappresentato da un bizzarro personaggio, con la complicità dell’amministrazione comunale, ha preso letteralmente possesso dei beni comunali e degli introiti derivanti dai canoni di affitto degli agri marmiferi, utilizzandoli a proprio piacimento per operazioni che spaziano dall’acquisto di attività commerciali fallimentari, alla formazione di società di comodo utili a giustificare stipendi agli amici degli amici, con modalità molto disinvolte e mettendo in atto azioni di sopraffazione e intimidazione nei confronti della popolazione, degne dei periodi più bui del medio evo: chiusura di strade, divieto di raccolta dei prodotti del sottobosco, chiusura cantieri, soppressione di manifestazioni culturali, vigilanza armata del territorio.

Superato il primo momento di incredulità, Cittadinazattiva preso atto della situazione e visti vani i tentativi di dialogo presenta un Esposto alla locale Procura, alla Regione Toscana, alla Corte dei Conti.

Un solo esempio per descrivere il clima presente sul territorio:

a seguito di una assemblea tenuta in un locale pubblico per spiegare il contenuto dell’esposto,  Adriano viene querelato per diffamazione (del futuro SINDACO), numerosi dei partecipanti a tale evento, circa 50 sulle oltre 100 persone presenti, vengono convocati dalla locale stazione dei CC (il MARESCIALLO), come persone informate sui fatti, in merito alle presunte diffamazioni attribuite ad Adriano nei confronti del nostro personaggio.

La questione si è lentamente sgonfiata nel tempo finendo in una bolla di sapone ma rimane chiarissima la forte motivazione intimidatoria.

Gli appassionati della filmografia classica obbietteranno che manca una figura di spicco, ma arriviamo anche a questo.

Tutti voi potete immaginarvi cosa può attraversare la mente di un componente di questa piccola comunità, specialmente se anziano, quando dal pulpito delle tre frazioni, un sacerdote (il PRETE), dichiaratosi da sempre nostalgico del buonanima e assiduo frequentatore di Predappio, tuona contro i faziosi sinistroidi che ostacolano impropriamente il bravo e fattivo manovratore locale, raccomandando alle persone  di buona fede di tenerne conto nel segreto dell’urna                       

Il nostro intervento su questo tema ha ottenuto al momento diversi risultati:

  • la Regione ha sciolto il consiglio di gestione e promosso nuove elezioni, interrompendo di fatto lo sperpero di denaro pubblico.
  • La Magistratura ha riscontrato ad oggi, che alcuni dei reati da noi segnalati sono stati commessi -ma in buona fede- per cui si è limitata alla sola iscrizione dei colpevoli nel registro delle notizie di reato, per la parte legata alla disinvolta gestione finanziaria, sta ancora indagando
  • La Corte dei Conti da circa un anno e solo dietro nostra sollecitazione ha iniziato le indagini. In circa 12 mesi sono stato sentito dalla G.d.F. ben quattro volte per cui nell’ultima audizione nel mese di giugno mi sono sentito in dovere di chiedere se ero io l’indagato.

Questi risultati anche se scarni hanno contribuito a generare alcun cambiamenti:

  • Alle elezioni amministrative del 2004, hanno partecipato due liste e non una come nella precedente tornata elettorale.
  • Il presidente dell’istituzione si è dimesso prima dello scioglimento regionale candidandosi a Sindaco e vincendo purtroppo le elezioni.
  • Gli aderenti a Cittadinanzattiva sono quasi decuplicati.

Con il controllo dell’Amministrazione comunale, il nostro ha dato il via a tutta una serie di provvedimenti amministrativi :

  • Ordinanze di demolizione di box e legnaie presenti sul territorio appartenenti a persone ritenute vicine a C.A.
  • Espropriazione urgente di terreni per ampliare strade dove non passa nessuno o per costruire parcheggi dove non abita nessuno.
  • Rifiuto sistematico a C.A. dei locali comunali adibiti esplicitamente a incontri e dibattiti. Sistematica distruzione di nostri manifesti e volantini
  • Abolizione della convenzione in materia di Difensore Civico con la locale Comunità Montana ( il D.C. ha espresso parere contrario a diversi provvedimenti assunti dall’Amministrazione comunale per cui si è pensato di risolvere abolendo la convenzione).
  • Ordinanze di chiusura della maggiore azienda estrattiva, ordinanze ripetute più volte e che hanno acceso un costosissimo contenzioso fatto di molteplici ricorsi al TAR e mettendo in discussione il futuro  stesso dell’attività.
  • Chiusura coatta di un allevamento di “vacca Garfagnina” in quanto i proprietari (nostri aderenti) erano colpevoli di utilizzare un terreno sul quale negli anni ottanta era stata avviata una procedura di esproprio mai finalizzata.
  • Negazione sistematica di accesso agli atti per le persone ritenute contrarie all’Amministrazione.
  • Creazione di società  comunali dedite ad attività commerciali in concorrenza con i privati, Bar, ristorante, campeggio (attività ancora attive nonostante l’invito scritto dell’Autorità per la concorrenza a rientrare nei parametri previsti dal Decreto Bersani)
  • Concessione agli amici di concessioni per prospezioni minerarie che di fatto si sono trasformate in vere e proprie attività di estrazione, aggirando le restrizioni del Parco Naturale delle Alpi Apuane.
  • Bandi per l’assunzione di personale costruiti su misura dei propri candidati.
  • Ordinanza di divieto di accesso e di transito in aree condominiali.
  • Allontanamento di persona diversamente abile impiegata con borsa lavoro presso l’Amministrazione comunale.
  • Utilizzo disinvolto delle tariffe in materia di servizi..

La lista potrebbe ancora continuare ma penso di avere reso l’idea di come in questo Comune venga inteso e utilizzato il potere derivante dal voto degli elettori, è mia ferma convinzione e sarebbe interessante effettuare verifiche, che in molte piccole realtà del nostro paese il potere venga esercitato in modo molto simile.

Con il supporto fattivo e continuato dei nostri aderenti ci siamo mobilitati ed abbiamo affrontato i vari problemi nel tentativo di risolverli, sempre per brevità mi soffermerò unicamente  su due temi che hanno riportato nelle tasche dei contribuenti circa 200.000 Euro: Servizio Idrico  e  TARSU.

SERVIZIO IDRICO

Il servizio idrico fino all’anno  2004  era gestito dal Comune e veniva fatturato in base al minimo contrattuale impegnato, questa modalità permetteva alle piccole Amministrazioni a quindi anche a quella in esame, di “modulare” ogni anno secondo le esigenze di bilancio, gli introiti derivanti da tale servizio.

Nell’anno 2000 il CIPE interviene sulla materia costringendo le Amministrazioni a diminuire con  diversi aggiustamenti il minimo impegnato fino a raggiungere la quota di 60 mc. anno.

L’Amministrazione di allora (1999-2004) si adegua alla normativa, predispone le necessarie Determine ma “dimentica”  volutamente di emettere le fatture e di aggiornare i ruoli(quantità fatturabili e prezzo).A volte il consenso si cerca anche attraverso questi mezzucci.

Con l’avvento della nuova amministrazione (giugno 2004)guidata dal nostro personaggio, si provvede fino dai primi giorni a fare cassa per cui si emettono le fatture arretrate utilizzando i vecchi ruoli, si narra da fonte attendibilissima, che il Responsabile del Servizio accortosi dell’errore abbia conferito  con l’Assessore di competenza per trovare una soluzione,  ma da questo viene convinto a lasciar perdere, “tanto sono tutti pecoroni, pagheranno come al solito senza rendersi conto di nulla”.

I  pecoroni se ne sono accorti, alcuni dei nostri attivisti hanno richiesto copia delle Determine e le hanno ottenute -unico caso-, hanno riscontrato l’errore e hanno chiesto il rimborso (circa venti Euro per utente) l’amministrazione ha fatto e continua a fare orecchie da mercante ma nel fatturare l’esercizio 2004 ha fatturato correttamente, circa 16000 Euro di risparmio per gli utenti.

Con l’anno 2005 il servizio idrico passa alla gestione privata, in virtù dei ruoli sbagliati trasmessi dall’Amministrazione comunale, negli esercizi 2005 e 2006 vengono fatturate e pagate quantità doppie rispetto al dovuto.

Con il gestore privato i rapporti sono ovviamente diversi, in un incontro avuto con il responsabile amministrativo e il D.G., dopo aperta e cordiale esposizione dei fatti, vengo informato che tariffe e quantità fatturate rispondono fedelmente

ai ruoli trasmessi dall’Amministrazione comunale e sono  state confermate nel corso di una riunione alla presenza del Sindaco interessato e dell’Autorità di Ambito. Ergo le nostre richieste per essere accolte devono essere suffragate da disposizioni emanate dall’Autorità di Ambito.

Interesso l’Autorità  trasmettendo copia delle Determine attestanti la riduzione delle quantità fatturabili e di alcune fatture relative all’esercizio 2004, dopo diversi mesi l’Autorità accogliendo pienamente le nostre argomentazioni ingiunge al gestore di :

  • Fatturare in futuro le quantità  indicate nei documenti da noi forniti
  • Di provvedere al conguaglio per gli esercizi 2005- 2006.

Siamo nel Gennaio 2008 e purtroppo non è ancora finita, il gestore inoltra richiesta al Comune dei ruoli aggiornati  ma non ottiene risposta, un giorno il responsabile è in ferie, un giorno non funziona il sistema informatico, un giorno manca il dischetto, per farla breve il gestore riesce a fatturare l’esercizio 2007 nel giugno 2009 e gli utenti riscuotono il dovuto conguaglio: circa 100 Euro a utente per un totale di circa 80.000 Euro.

Mancano ancora i 16000 Euro del 2003.

TARSU

Gli utenti si rendono conto di pagare tariffe molto alte, nella migliore tradizione del nostro movimento, suggerisco ad alcune persone di monitorare i comuni limitrofi, il risultato conferma la sensazione, la tariffa risulta più alta di oltre i 30%.

 

Inoltriamo richiesta all’Amministrazione comunale per avere copia dei documenti utilizzati per determinare la tariffa, purtroppo la questione del servizio idrico li ha resi diffidenti e non forniscono dati.

Ricorriamo al Prefetto per il negato accesso agli atti, il Prefetto ci informa bontà sua che per il mancato accesso è possibile ricorrere al TAR o al Difensore Civico.

Ricorriamo alla Magistratura per omissione di atti d’ufficio, la Magistratura archivia perché il fatto non è penalmente rilevante.

Ricorriamo al Garante del contribuente, da questi veniamo informati che l’Amministrazione comunale su specifica richiesta ha comunicato di agire nel rispetto della legge. Quindi tutto regolare.

Ricorriamo al difensore Civico regionale (quello locale non esiste più), nella risposta ci viene trasmessa copia di una lettera, inviata al D. C. dal responsabile del servizio, in tale lettera si legge  testualmente che le tariffe più alte applicate dal Comune sono dovute alla distanza dai centri di smaltimento e dalla mancata adesione  dello stesso al consorzio che li gestisce.  Quindi tutto regolare.

Proviamo a cambiare tattica e coinvolgiamo nel problema alcuni consiglieri di minoranza riuscendo ad ottenere dopo lunga attesa (agosto 2008), la copia fotostatica del bilancio comunale relativo al 2006.

Nessuno di noi si meraviglia quando nero su bianco troviamo la conferma che a fronte di spese sostenute pari a Euro 140.000 circa, i contribuenti avevano pagato per circa 197.000 Euro. Ciliegina sulla torta : nella sua relazione il revisore dei conti, comunica di aver riscontrato in materia di TARSU un introito superiore al dovuto di circa il 40%, invita quindi l’Amministrazione comunale a procedere al rimborso nei modi previsti dalla legge.

Provvediamo a trasmettere copia di tale documentazione alla Magistratura, al

Garante del Contribuente, Al Difensore Civico regionale alla Corte dei Conti.

Contestualmente provvediamo a promuovere una campagna per richiedere il rimborso di quanto pagato in eccesso sugli esercizi 2003-2004-2005-2006, nonostante il diffuso clima di timore , alla campagna aderiscono sottoscrivendo il modulo da noi  predisposto circa duecento utenti.

Ripartono gli atti intimidatori, viene sostituito il responsabile del servizio, dopo meno di un anno nuova sostituzione ( la nuova responsabile, pretendeva di applicare la legge),  nonostante tutto vengono ricalcolate le tariffe e nell’esercizio 2007  tutti i contribuenti vengono omaggiati da una riduzione del 33% circa pari a circa 50.000 Euro totali, nel dicembre 2008 l’attuale responsabile del servizio ha informato la popolazione che sono in corso i conteggi per effettuare il rimborso per l’esercizio 2006, quindi ulteriori 50.000 euro.

Una sola risposta dalle istituzioni su questo tema, sono stato convocato come persona informata sui fatti dal Comando Provinciale della G.d.F. su mandato della Corte dei Conti.

La questione non può essere definita conclusa, è opinione diffusa che per giungere alla sua totale conclusione, dovremo lavorare ancora a lungo.

La massiccia partecipazione di cittadini in appoggio alle azioni di tutela menzionate, dimostrano ampiamente che anche di fronte alle intimidazioni il cittadino che ha subito un torto reagisce, attivandosi per la soluzione dei problemi.

Trattandosi di una piccola comunità dove tutti conoscono tutti, c’è la tendenza a giustificare l’ arroganza e il comportamento di alcuni personaggi dell’Amministrazione comunale, ciò che angoscia la totalità delle persone coinvolte è l’atteggiamento quantomeno superficiale con il quale le istituzioni hanno gestito i problemi presentati.

Come giustificare che il rappresentante del Governo, al quale vengono segnalate numerose violazioni al diritto di accesso, non senta il bisogno di invitare l’Amministrazione a mutare atteggiamento attenendosi a quanto previsto dalla normativa, ma si limiti a comunicare gli strumenti di tutela (TAR- D.C.)?

Come giustificare che il Garante del Contribuente di fronte a una specifica segnalazione promossa da una associazione come la nostra, si limiti a chiedere informazioni e a prendere atto di quanto l’Amministrazione ritenuta colpevole dichiara?

Come giustificare la esasperante lentezza con la quale Magistratura e Corte dei Conti gestiscono l’esposto firmato da Adriano nel 2003 e prossimo alla prescrizione? Un milione circa di Euro sperperati, non sono in assoluto una grande cifra, diventano tanti se comparati con il numero degli abitanti.

 Quando mi vengono poste queste domande personalmente mi sento a disagio.

Come precedentemente affermato ritengo che non si tratti di un atteggiamento isolato ascrivibile ed individuabile in alcune realtà, sono fermamente convinto

che certi comportamenti sono fortemente diffusi su tutto il territorio nazionale, i sindaci o gli assessori sceriffi sono numerosi anche nelle grandi città, figuriamoci nei paesi dove secondo tradizione, il Sindaco, il Prete e il Maresciallo la fanno ancora da padrone.

Può un movimento come il nostro, dedito alla tutela dei diritti, permettere che per milioni di cittadini esistano solo i diritti negati?

Io credo di no e sono convinto che dovremo cominciare a parlarne.

Grazie per l’attenzione.