La posizione di Cittadinanzattiva di Terni e di altre associazioni ternane sul Piano rifiuti. “L’alternativa c’è e passa per il coinvolgimento responsabile e informato di tutti i cittadini”

marattaA tre anni di distanza dal blocco dell’inceneritore ASM di Maratta, si vuol tornare a bruciare i rifiuti solidi urbani nella conca ternana, ristrutturando, a tale scopo, l’inceneritore di Terni Ena – Acea. Tale soluzione è inaccettabile: i ternani già pagano un prezzo molto alto, in termini di inquinamento e di salute, alla struttura industriale del territorio.Le indagini, prima dell’Arpa ed ora dell’Istituto Superiore di Sanità, confermano la presenza di diossina ed altre sostanze pericolose in tutta la conca ternana, mentre sempre più medici denunciano pubblicamente l’allarmante aumento di casi di malattie dovute, probabilmente, a fattori ambientali. Non è possibile aggiungere altre fonti di inquinamento a Terni, come non è possibile continuare ad inviare i due terzi dei nostri rifiuti nelle discariche dell’orvietano.Cosa fare? C’è una alternativa all’inceneritore di Maratta ed al raddoppio della discarica di Orvieto? L’alternativa c’è e passa per il coinvolgimento informato e responsabile di tutti i cittadini. Produciamo ognuno, in un anno, 540 kg di rifiuti ed ogni anno questa quota aumenta. Non è possibile non intervenire per arrestare questa catastrofica tendenza.

Si propone quindi:

  1. Un piano operativo per la riduzione dei rifiuti alla fonte. La Provincia, il Comune di Terni e gli altri comuni devono sviluppare, in collaborazione con  le associazioni di categoria e la Regione, un piano operativo per la riduzione/prevenzione della produzione dei rifiuti, seguendo le esperienze positive di altri comuni italiani (Capannori ed altri);
  2.  Raggiungimento dell’obiettivo minimo del 65% di raccolta differenziata, nel minor tempo possibile, considerandolo come base per azioni successive, in grado di andare ben oltre i limiti minimi imposti dalla legge. Terni è l’unica, tra le città umbre più importanti, a non aver ancora avviato il porta a porta, mentre altre realtà in Umbria sono quasi al 70% di differenziata;
  3. Costruzione del polo industriale del recupero e del riciclo. Dovranno essere attivati contatti, con i consorzi e le aziende che operano nel settore, per promuovere il loro insediamento nel ternano, attraverso verticalizzazioni e progetti innovativi che consentano lo sviluppo di una filiera completa, economica, sostenibile e generatrice di nuovi posti di lavoro.

Nessuna utopia, quindi, da parte di chi ha a cuore solo gli interessi dei cittadini, ma proposte concrete, in linea con le direttive europee e nazionali, che impongono una gerarchia negli interventi: prima la Riduzione/Prevenzione dei rifiuti e lo sviluppo massimo della Raccolta Differenziata, poi il Recupero ed il Riciclo e solo all’ultimo posto lo Smaltimento.

 

IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO

I firmatari del presente documento ritengono sbagliata l’ipotesi di un ritorno  all’incenerimento come soluzione per chiudere il ciclo dei rifiuti nel territorio ternano.

Questa ipotesi è stata rilanciata dalla approvazione del piano preliminare d’ambito sui rifiuti da parte dei sindaci della provincia di Terni e  poggia sul revamping dell’inceneritore Terni Ena di Maratta.

Tale proposta è per noi inaccettabile perché  riporta le lancette del tempo indietro di  più di un decennio, ad un dibattito che consideravamo oramai superato, specie dopo le note vicende che hanno portato alla chiusura definitiva dell’inceneritore ASM di Maratta.

Anzi, quest’ultima vicenda, sembra essere stata  del tutto rimossa dagli estensori del nuovo piano e dai sindaci dell’Ati 4. E’ come se il procedimento giudiziario (per i gravi reati ipotizzati di disastro ambientale, abuso d’ufficio, ecc.), iniziato in questi mesi, non coinvolgesse i vertici dell’ Azienda  Municipalizzata ternana, gli amministratori locali della scorsa legislatura, i responsabili degli enti di controllo ed altri soggetti, ma fosse estraneo alla nostra città.

Come sono del tutto ignorati gli allarmanti risultati delle indagini, svolte dall’ARPA in quest’ultimi mesi in seguito al rogo di Vascigliano di Stroncone, che confermano la presenza di diossina ed altre sostanze pericolose, nella zona di Maratta e nella conca ternana.

 

L’ACCORDO DI PROGRAMMA

Nella primavera del 2009,  le nuove giunte locali di centrosinistra si formarono sulla base di un accordo programmatico che, in discontinuità con le amministrazioni precedenti, indicava il superamento dell’incenerimento come strumento di chiusura del ciclo dei rifiuti.

 L’accordo programmatico prevedeva  la realizzazione di un vero e proprio  polo industriale del recupero e del riciclo a Maratta (come indicato anche nelle dichiarazioni programmatiche, approvate dal Consiglio Comunale di Terni del 7 Settembre 2009), per iniziare così una riconversione dell’area finora conosciuta come polo dell’incenerimento.

Il Piano preliminare dell’ATI 4 va nella direzione opposta rispetto a quella concordata. Esso, del resto, segue le linee del Piano Regionale  sulla Gestione dei Rifiuti, approvato a Maggio del 2009 dalla giunta regionale uscente, che prevedono l’uso della termovalorizzazione, non recependo le proposte e gli accordi programmatici di coalizione maturati a Terni.

 

I TRE INCENERITORI: UNA SCELTA  POLITICA  SBAGLIATA

Non si fa, quindi,  tesoro dell’esperienza negativa di quest’ultimo decennio, che ha portato Terni al triste primato nazionale dei tre inceneritori, a vantaggio di pochi ed a discapito della salute e degli interessi della collettività.

Oggi, come allora, sosteniamo che quelle scelte erano sbagliate. La corsa alla costruzione di termovalorizzatori è stata  alimentata, nel nostro Paese, dal meccanismo truffa del CIP6: finanziamenti destinati allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili ed invece dirottati sulle  fonti “equiparabili”, tra i  quali gli inceneritori.

Oggi, dei tre inceneritori ne sono rimasti attivi due: quello di Terni Ena–Acea e quello della Printer. Non bruciano rifiuti solidi urbani ma biomasse e palper di cartiera, importate per il 97% da fuori regione.

 

LA  SITUAZIONE  OGGI

Dal Gennaio 2008, con il blocco dell’inceneritore ASM di Maratta, si è quindi posto fine all’incenerimento dei rifiuti nella conca ternana.

Da quasi tre anni ne facciamo a meno: differenziamo ed avviamo correttamente ai consorzi di recupero circa un terzo dei rifiuti prodotti, mentre inviamo alla discarica Le Crete di Orvieto i rimanenti due terzi.

E’ necessario invertire queste proporzioni; verrebbero così risolti buona parte dei problemi, rispettando le leggi nazionali in materia, che impongono il raggiungimento minimo del 65%  di raccolta differenziata entro il 2012.

Centrando questi obiettivi di raccolta differenziata, si renderebbe progressivamente residuale il ricorso alla discarica e si darebbe risposta alle preoccupazioni dei cittadini dell’orvietano.

Il documento preliminare proposto dall’ATI 4, approvato dai sindaci della provincia, ci ripropone, invece, il vecchio schema: tornare a bruciare i rifiuti urbani a Maratta, adattando allo scopo l’inceneritore Terni Ena-Acea ed ampliare considerevolmente la discarica Le Crete di Orvieto.

Essendo anche la discarica Le Crete gestita dall’Acea, attraverso la Sao, non vanno neanche trascurati i rischi legati all’espansione della multiservizi romana. Essa potrebbe ritrovarsi ad operare, nel settore, quasi in regime di monopolio (come avviene ad Orvieto, dove la differenziata è ferma al 16%), lasciando alle municipalizzate locali le attività meno redditizie della raccolta e dello stoccaggio temporaneo dei rifiuti, con i costi scaricati sugli utenti.

 

L’ASM  ED  IL  NUOVO  PIANO PER  LA RACCOLTA  DEI  RIFIUTI

L’ASM, risanata in parte, di recente, grazie allo sforzo economico delle amministrazioni locali, ha redatto, già da diversi mesi, un proprio piano per dare il via ad una seria raccolta differenziata che, attivando anche il porta a porta,  si prefigge di raggiungere almeno gli obiettivi minimi previsti dalla legge.

Una proposta, quella della municipalizzata ternana, che prevede anche il potenziamento delle attuali strutture di Maratta di preselezione e trattamento dei rifiuti. L’attuazione del piano, attraverso l’indispensabile coinvolgimento di tutta la cittadinanza, porterebbe alla progressiva riduzione dei rifiuti da trasferire  alla discarica orvietana, con sensibile riduzione dei costi complessivi.

Un tassello importante, nella costruzione di una filiera alternativa alla termovalorizzazione, è costituito dal progetto paritario tra ASM e Terni Research di realizzare, a Nera Montoro, un biodigestore per il trattamento della parte organica dei rifiuti ternani.

Quest’ultimo impianto consentirebbe di ricavare compost di qualità ed energia da biogas dalla frazione organica: la più problematica da trattare e che incide per quasi la metà del totale dei rifiuti.

Altro punto importante è rappresentato dall’investimento nel progetto Sao-ACEA per la creazione, anche a Le Crete di  Orvieto, di un analogo impianto di trattamento dei rifiuti organici .

 

LA  PROPOSTA:  VERSO IL  POLO  DEL  RECUPERO  E  DEL RICICLO

Sono queste le fondamenta indispensabili per poter avviare, entro la fine della legislatura, la costruzione di quel polo industriale del recupero e del riciclo a Maratta e nel comprensorio ternano, che consentirebbe di avere una filiera completa, conveniente dal lato economico, generatrice di nuove opportunità di lavoro e sostenibile sul piano ambientale.

I principi a cui si ispira la nostra proposta sono i seguenti:

–         i rifiuti sono trasformabili in materie prime seconde. Non cogliendo  l’opportunità di  recuperare  materiali ancora utili al ciclo produttivo, si arreca, tra l’altro,  un danno irreversibile all’ambiente perché, al posto di esse, si utilizzerà materia prima non rinnovabile;

–         l’incenerimento non fa scomparire, come per magia, i rifiuti, ma li trasforma in fumi, ceneri e polveri tossiche la cui gestione è ancor più problematica, come dimostrato dalle vicissutidini dell’inceneritore ASM di Maratta;

–         il riciclaggio della materia è economicamente più conveniente di quanto lo sia l’energia ricavabile dall’incenerimento.

 

Il nascente polo del recupero e del riciclo non potrà che favorire la crescita di una corrispondente filiera della conoscenza, in grado di dare risposte migliori e più coerenti ai problemi più spinosi compreso quello della chiusura del ciclo.

Un problema, quest’ultimo, che viene affrontato con successo in altre province (vedi l’esperienza di Vedelago a Treviso) grazie a nuove tecnologie e nuove metodologie di trattamento che già oggi escludono il diseconomico ed inquinante ricorso alla termovalorizzazione ed all’ampliamento delle discariche.

Una esperienza, quella di Vedelago (ben conosciuta dai massimi vertici istituzionali ternani per averne visitato gli impianti di persona, recentemente), che non genera  alcun tipo di inquinamento, che è fonte di occupazione ed in grado di riciclare fino al 95%  della frazione secca conferita.

 

CONCLUSIONI

Sulla base di tali considerazioni, riteniamo che debba essere rivista ed aggiornata la proposta del Piano d’Ambito Territoriale 4, laddove non vengano contemplate soluzioni alternative al ritorno all’incenerimento dei rifiuti nei termovalorizzatori ternani ed al progetto della nuova discarica di Orvieto  che dovrà, invece, essere limitato ad un programma di completamento dell’esistente. Per quest’ultima, va pure fortemente ridotto l’ingresso in discarica dei quantitativi di rifiuti speciali.

Soluzioni alternative peraltro rese possibili dallo stesso Piano Regionale che, proprio la congiuntura favorevole del nuovo esecutivo regionale,  potrebbe e dovrebbe non avere difficoltà a fare proprie.

Si esprime, inoltre, forte contrarietà alle modalità con le quali si è finora espletata la VAS (Valutazione Ambientale Strategica), ritenendola del tutto insufficiente nel fornire ai cittadini le informazioni necessarie per una scelta consapevole e chiede, alle istituzioni preposte, di aprire, al più presto, una reale operazione di partecipazione e di confronto decisionale, prima di ogni scadenza formale.

Riassumendo per punti schematici, si propone:

1)     Un piano operativo per la riduzione dei rifiuti alla fonte. La Provincia, il Comune di Terni e gli altri comuni dell’Ati 4 devono sviluppare, in collaborazione con le associazioni di categoria, un piano operativo per la riduzione della produzione dei rifiuti, per realizzare quanto previsto dal Piano Regionale dei rifiuti e stabilito dalle leggi nazionali, seguendo le esperienze positive di altri comuni italiani (Capannori ed altri);

2)      Raggiungimento dell’obiettivo minimo del 65% di raccolta differenziata, entro i tempi previsti dal Piano d’Ambito, considerandolo come base per azioni successive in grado di andare ben oltre i limiti minimi imposti dalla legge;

3)     Sviluppo ed ammodernamento degli impianti di preselezione e di trattamento per rendere più funzionale l’intero ciclo produttivo e migliorare la qualità delle materie prime seconde prodotte;

4)     Costruzione del polo industriale del recupero e del riciclo. Gli stessi soggetti, indicati al primo punto, dovranno promuovere un progetto per la costituzione del polo del recupero e del riciclo. Dovranno essere attivati contatti, con i consorzi e le aziende che operano nel settore, per promuovere il loro insediamento nel ternano, attraverso verticalizzazioni e progetti innovativi che consentano lo sviluppo di una filiera completa di comparto, ispirata ai modelli nazionali ed internazionali più avanzati. 

5)     Promozione di un autentico governo pubblico locale del ciclo dei rifiuti che abbia lo scopo di garantire effettivamente gli interessi della collettività anche in termini di sostenibilità economica.

6)     Strutturazione di un adeguato sistema di controllo pubblico, puntuale e trasparente, degli impianti e del ciclo produttivo, a tutela della salute dei cittadini.

7)     Individuazione di percorsi partecipativi e di strumenti adeguati per la pubblicizzazione dei dati e dei risultati, in modo da assicurare l’indispensabile informazione e partecipazione attiva della cittadinanza ad ogni fase del progetto.

8)     Applicazione effettiva della tariffa, consistente nella deduzione della quota relativa alla consegna di materiali, correttamente selezionati per il riciclo da parte del cittadino, con conseguente sgravio finanziario, quale forma di tangibile vantaggio/incentivo, a seguito di comportamenti virtuosi che alla fine coinvolgono l’intero nucleo famigliare;

 

Sulla gestione dei rifiuti, si potrà discutere sui tempi e sulle modalità, ma non sulla direzione da percorrere e le forze firmatarie questo documento non permetteranno che un solo euro dei cittadini venga destinato a scopi diversi da quelli concordati, né che si ripetano le scelte del passato.

E’ necessaria una svolta politica coraggiosa per affrontare le gravi questioni ambientali del nostro territorio. Dal Gennaio 2008 non si bruciano più i rifiuti nella conca ternana: consideriamo questa la prima pietra su cui costruire il futuro.