LA COMUNICAZIONE NELLE PROGNOSI DIFFICILI SPOLETO, 2 OTTOBRE

IMG031In una splendente domenica mattina a Spoleto, la sala Monterosso di IMG033Villa Redenta era gremita di partecipanti al convegno promosso da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato sul tema: “LA COMUNICAZIONE NELLE PROGNOSI DIFFICILI….Non abbiate paura“.L’iniziativa, nata dalla volontà e dalla passione di Rossana Santi, ha avuto il supporto di ASL 3 e dell’associazione AGLAIA.

SandroFrattini, nuovo direttore generale della ASL 3 ha salutato l’avvio dei lavori, sottolineando l’importanza di aver messo in sicurezza il punto nascita a Spoleto. Il Sindaco Daniele Benedetti ha parlato in termini critici della nuova ipotesi di riorganizzazione del servizio sanitario regionale, fondata sull’asse Perugia-Terni.

DSCI0155Relatori di grande livello per un tema  che coinvolge, appassiona e divide: come comunicare, quando, cosa, in che modo, a chi?

Maurizio Silvestri, Mario Timio, Sandro Spinsanti, Tullio Seppilli, Nicola Donti, Silvio D’Alessandro, Fabio Conforti, Danilo Gioacchini, Paolo Trenta. Ma in primo luogo Lucia Russo, testimone del percorso IMG014patologico, che con un vibrante intervento ha lanciato  il tema scottante della relazione e comunicazione tra medico e malato: ” a volte il silenzio è più comunicativo delle parole” “mi sono sentita giudicata” “perché debbono darmi del tu?” “la dottoressa mi diceva: Tontolona”.

Maurizio Silvestri, ginecologo oncologo, ha introdotto il tema, parlando dei tempi abitualmente dedicati al dialogo con il malato.

Sandro Spinsanti, fondatore dell’ Istituto Giano per le Medical Humanities di Roma,   ha parlato delle decisioni etiche in medicina: dire o non dire. Se ne paga comunque sempre il prezzo. La speranza è legata alla padronanza di sé (empowerment).

L’antropologo Tullio  Seppilli ha detto  che è stata la cultura anglosassone, protestante, ad introdurre il diritto del paziente ad essere informato. Parliamo di vita, malattia, morte. Sicuramente una completa comunicazione può aiutare l’attesa della morte, dando il tempo di sistemare le cose. Ma la speranza aiuta a vivere, perchè la soggettività è un elemento della terapia.

Il filosofo Nicola Donti ha parlato della comunicazione medico-paziente: un buon comunicatore è innanzitutto un buon ascoltatore. Anamnesi non è la semplice raccolta dei dati. Non siamo onnipotenti. Ed inoltre il dolore non ha parole.

Silvio D’Alessandro responsabile dei Centri salute mentali della ASL 3 ha  invitato a tenere sotto controllo le pratiche conversazionali. Chi ha più paura? Forse proprio il terapeuta quando deve comunicare prognosi difficili.

Danilo Gioacchini, medico di famiglia, ha parlato della necessità di dire sempre la verità senza togliere la speranza, anche perché non sempre diagnosi e prognosi sono infallibili. Ma la percentuale di suicidi tra chi sa di avere una malattia inguaribile è inferiore alla media dei suicidi.

Mario Timio, presidente Medici cattolici di Perugia, ha parlato del rapporto medico-paziente nel libro”Stringi la mia mano”.

Fabio Conforti, responsabile cure palliative nella ASL 3 , ha sottolineato l’importanza della paura: se non avessimo più paura di niente, correremmo dei rischi enormi. Dire la verità al malato non è solo un obbligo giuridico; è un obbligo etico. E’ l’unico presupposto per consentire al malato di fare le sue scelte. I messaggi che lancia il nostro corpo sono più forti delle bugie che gli raccontiamo.

Paolo Trenta ha parlato non di alleanza terapeutica ma di condivisione. La ASL proseguirà nel percorso della medicina narrativa, perchè la soggettività è un valore.

Ha moderato il tavolo Anna Rita Cosso, segretaria regionale di Cittadinanzattiva dell’Umbria.