IL TEATRINO DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE IN UMBRIA
Il 1° aprile si è tenuta a Perugia un’ altra recita (ma la data doveva metterci
sull’avviso!!) di quelle che ormai la Consulta dell’Utenza e del Consumo mette in scena soprattutto quando si tratta il tema del trasporto pubblico locale.
Si trattava della seconda riunione dell’anno della Consulta regionale (alla quale partecipano le 11 associazioni dei consumatori dell’Umbria) sul tema del trasporto pubblico locale dopo la precedente tenutasi l’11 marzo; nella prima occasione ci era stata consegnata la Carta dei servizi di Trenitalia e la Carta dei servizi di Umbria mobilità; sì perché dopo tanto blaterare di integrazione treno-gomma, di sinergie che nascevano, ecc. ecc. , ci sono state presentate due carte dei servizi distinte e incomunicabili, ma questo è ancora nulla. Le associazioni hanno chiesto di discutere contestualmente i Contratti di servizio, perché senza i Contratti le Carte sono mere petizioni di principio. Infatti il Contratto di Servizio regola il rapporto tra Soggetto Pubblico e Soggetto Gestore e la Carta dei Servizi quello tra Soggetto Gestore e cittadini/utenti. Ma se io non so che cosa la Regione ha chiesto al Gestore in cambio dei soldi che gli dà, mi mancano le informazioni di base per contrattare come associazione che tutela e rappresenta i cittadini un miglior servizio. Chiaro? Il contratto di servizio indica gli obiettivi di miglioramento e le penali, tanto per intendersi.
Fin da dicembre l’assessore Rometti ci aveva assicurato che saremmo stati convocati all’inizio del nuovo anno per discutere la Carta dei Servizi e il Contratto di Servizio di Trenitalia e Umbria mobilità. E’ naturale quanta importanza le associazioni diano ai Contratti e alle Carte dei servizi : si tratta della vita delle persone, dei pendolari e dei viaggiatori, del loro disagio, della loro rabbia, delle loro difficoltà. E infatti noi ci eravamo presentati consegnando le documentazioni forniteci dai vari comitati di pendolari e viaggiatori.
Bene, di contratti di servizio neppure l’ombra, nè nella riunione di marzo né in quella del 1° aprile. Perché? Non c’è chiarezza sui soldi? Non ci sono disposizioni chiare da parte della politica regionale?A Trenitalia si sono distratti?
Non si è capito. L’unica cosa che si è capito è che abbiamo buttato via un altro pomeriggio.
Con delle chicche gustose, però.
La prima: nella riunione di marzo era emerso che in base al comma 461 della legge 241 ogni anno Trenitalia aveva messo in bilancio 10.000 euro per le azioni di monitoraggio della qualità. E non erano stati spesi. Bene, diciamo noi, dal 2009 sarebbero tra i 50 e i 70.000 mila euro con i quali si potrebbere mettere in campo un’importante attività di controllo. Nessuno contesta questa nostra considerazione.
Ma nel verbale della seduta dell’11 marzo che ci viene consegnata il 1 ° aprile questa notizia scompare; perché?
Perché i soldi non sono stati accantonati, siccome i monitoraggi non sono stati fatti (e quasi quasi la colpa sarebbe delle associazioni) i soldi non ci sono più. Ah davvero? diciamo noi: chiediamo formalmente di sapere che cosa ha fatto Trenitalia con questi soldi che la legge destinava alle azioni di monitoraggio.
E la Regione? Zitta
La seconda chicca: domandiamo perché le procedure conciliative si possano fare solo per l’alta velocità, non per i treni regionali. Risposta del Direttore regionale di Ternitalia, ingegner Fabrizio Imperatrice (nella foto a destra) : “Perché Trenitalia non vuole”. Esattamente così, senza neppure una parvenza di motivazione/scusa. No, Trenitalia non vuole e basta. Beh, viene naturale guardare la Regione che a Trenitalia passa un pacco di milioni l’anno …
Ma l’assessore Paparelli non c’è perché ha delegato l’assessore Rometti, mentre l’assessore Rometti a sua volta ha delegato il Dirigente Zurli…
Non sto scherzando, è quello che è successo.
Terzo episodio gustoso: parliamo a margine della riunione della fermata del Frecciabianca a Spoleto. I dirigenti della Regione ci dicono che non si può fare perché una fermata di 9 minuti (sic!!!) costerebbe 300.000 euro l’anno! 9 minuti, diciamo noi? Ma se a Terni ferma due minuti, perché a Spoleto 9?
Quarto episodio: la Carta dei servizi di Trenitalia che ci è stata fornita indica degli standard 2014 che nel 2014 sono stati raggiunti e superati, ma nel 2015 rimangono gli stessi del 2014. Che senso ha? Diciamo noi. Dove sta il miglioramento continuo? Non c’è, dice Imperatrice. Perché siccome ci tagliano i fondi, vuol dire che già sarà tanto rispettare quegli standard 2014. In soldoni, non possiamo che peggiorare. Peccato che la Toscana abbia invece innalzato gli standard minimo di un punto percentuale nel suo contratto di servizio (ma per alcune linee anche di 3/5 punti).
Insomma, o questa è l’aria da fine legislatura o in Umbria il management lascia a desiderare oppure dobbiamo constatare che un’autentica cultura della partecipazione ma anche della qualità continua proprio non esiste.
Anna Rita Cosso
Segretaria regionale di Cittadinanzattiva Umbria