Il Resoconto dell’audizione alla prima Commissione del Consiglio regionale delle Associazioni promotrici della Petizione per l’abolizione dei privilegi dei vitalizi. (Leggete la dichiarazione del Consigliere Monni: non sembra una – neppure tanto velata – minaccia?)

palzzo_cesaroni_0Perugia 10 luglio 2013 – I rappresentanti delle associazioni che hanno raccolto le firme e depositato la petizione popolare “Passaggio dei vitalizi dei consiglieri della Regione Umbria al sistema contributivo dal primo luglio. Destinazione dei conseguenti risparmi al fondo per la non autosufficienza, per il sostegno dei nuclei familiari deboli e per il rilancio dell’occupazione giovanile” sono stati ricevuti questa mattina in audizione dalla prima commissione del Consiglio regionale.

Esponenti di Cisl, Cittadinanzattiva, Libera e Legambiente hanno illustrato ai consiglieri regionali le ragioni che li hanno portati a chiedere l’abolizione del vitalizio: “In Umbria, dove la deindustrializzazione è in fase avanzata e creerà ulteriori gravi tensioni sociali con la fine degli ammortizzatori in deroga in autunno, c’è la necessità di recuperare risorse per evitare aggravi fiscali e tariffari. Mentre si accentua la partita della diseguaglianza è arrivato il momento di fare atti concreti, che contribuiscano al rifinanziamento della cassa integrazione, anche per pochi mesi. Anche piccole cifre possono essere significative e fare la differenza: la politica e le istituzioni devono contribuire e trovare risorse. Diecimila persone e quattro associazioni serie vi sottopongono questa petizione che mira a dare un segnale nazionale abolendo dei privilegi. Si tratta di un atto che punta ad aprire il dibattito contando di trovare sensibilità e ascolto dalla politica. Il Consiglio regionale ha fatto qualcosa nel campo della riduzione della spese ma si può fare ancora molto e i vitalizi sono espressamente vietati da una legge nazionale. Essi comportano un impegno economico diretto del bilancio regionale: nel 2012 sono stati necessari 2,6 milioni di euro, a fronte di un contributo dei consiglieri regionali di 700 mila. Da qui a qualche anno la cifra è destinata a raddoppiare, arrivando a 4 milioni di euro. Il passaggio al sistema contributivo per i consiglieri regionali era già previsto nel decreto Tremonti del 2011 ma i Consigli regionali hanno deciso di applicarlo solo a partire dalla nuova legislatura (in Umbria dal 2015). Proponiamo dunque che l’Assemblea regionale recepisca subito le norme nazionali e vada alla rimodulazione dei vitalizi già concessi, parametrandoli ai contributi effettivamente versati. Vi chiediamo di portare in Aula questa petizione, seguiremo i lavori e riporteremo ai cittadini umbri quali sono state le decisioni dei gruppi consiliari”.

Andrea Lignani Marchesani (Fd’I, vicepresidente del Consiglio regionale) ha evidenziato che esistono “un aspetto giuridico e uno etico della questione. I consiglieri regionali hanno versato un montante per i vitalizi su cui, a differenza dei normali contributi previdenziali, hanno anche pagato le tasse. Se si passa ad un altro sistema, esistendo un contratto di diritto privato, i consiglieri hanno il diritto di chiedere indietro quanto versato (e si tratterebbe di circa 6 milioni di euro) oppure di vedersi restituire le tasse pagate sui contributi versati in questi anni. L’unico vero risparmio si avrebbe riducendo le indennità, ma dal 2015 il consiglio regionale si ridurrà a 20 componenti, con una riduzione della rappresentanza dei territori e delle sensibilità politiche. Tagliando le indennità si rischia di creare un sistema in cui solo i ricchi e chi è espressione di interessi più o meno legittimi viene eletto. Il passaggio al contributivo dal primo luglio non comporterebbe risparmi ma se si vuole cambiare qualcosa bisogna lasciare da parte la petizione e pensare ad una proposta di legge attuabile e sostenibile”.

Per Massimo Monni (Pdl) esiste una questione giuridica e una morale. Come Commissione abbiamo già iniziato ad incidere sui costi e sugli sprechi. Ci impegniamo a vagliare con attenzione questa petizione ed anche i contributi che la Regione eroga alle associazioni stesse”.

Il presidente della Commissione, Oliviero Dottorini, ha ricordato che il regolamento attribuisce alla Commissione 60 giorni per decidere cosa fare della petizione, trasmetterla alla Giunta o archiviarla, e che quei tempi verranno rispettati. MP/