EVITARE L’ USO PRIVATO E COSTRUIRE LA DEMOCRAZIA NEL SERVIZIO SANITARIO – A PALAZZO CESARONI AUDIZIONE SULLE PROBLEMATICHE DEL SERVIZIO SANITARIO PUBBLICO
Prestare maggiore attenzione alle esigenze dei cittadini “umanizzando” reparti e trattamenti, dare piena applicazione agli strumenti partecipativi previsti nelle leggi vigenti
(comitati consultivi, conferenze dei servizi), porre fine all’uso privato del
servizio sanitario da parte dei partiti politici, superare la forma azienda
introducendo elementi di valutazione diversi e più efficaci. Sono queste le
richieste avanzate dai rappresentanti delle associazioni che ieri hanno
partecipato all’audizione richiesta ai presidenti di Giunta e Consiglio
regionale dalle associazioni stesse e convocata dai presidenti della Prima e
Terza commissione, Oliviero Dottorini e Massimo Buconi.
Il primo ad intervenire è stato CARLO ROMAGNOLI, in rappresentanza della
coalizione “COME DEMOCRATIZZARE IL SERVIZIO SANITARIO REGIONALE” (formata
da Cittadinanzattiva, Acu, Mdc, Lega consumatori, Unione nazionale
consumatori, Movimento consumatori, Forum terzo settore, Perugia civica,
InformaZone, Siti, Card, Fondazione Angelo Celli): “Dopo le dimissioni
dell’assessore Riommi dalla Sanità, tre problemi sono emersi come
prioritari. Si tratta dell’uso privato del servizio sanitario pubblico da
parte dei partiti politici; della funzionalità della forma azienda a tale
uso privato del servizio sanitario pubblico; della necessità di costruire
democrazia nel servizio sanitario fin da subito. Non va confusa la politica,
di cui riconosciamo il ruolo positivo e necessario nella promozione e tutela
della salute, con l’azione dei partiti politici che nella fase attuale, si
occupano molto di gestione, producendo molto uso privato del servizio
sanitario”. Sarebbe dunque necessario agire per modificare il sistema
sanitario introducendo: trasparenza, legalità e partecipazione; valutazione
ad opera di soggetti terzi; attenzione ai soggetti deboli; contrasto
all’ingerenza della partitocrazia; nomine fatte non sulla base
dell’appartenenza ma della competenza.
Per ottenere questi risultati, secondo Romagnoli, sarebbe prioritario
“creare una coalizione di realtà di base aperta ed inclusiva che permetta
di includere nella discussione, nello sviluppo delle proposte e soprattutto
nel supporto effettivo agli strumenti di partecipazione che verranno
attivati. Attivare con azioni di rete e con gli strumenti partecipativi gi�
previsti (ma non attivati) dalla normativa vigente (comitati consultivi degli
utenti, forme di gestione associata degli Urp con le associazioni degli
utenti, conferenze annuali dei servizi, applicazione Dlgs ‘150 /2009’
sugli obblighi di trasparenza e comunicazione della pubblica
amministrazione). Aprire spazi di partecipazione reale, fondati su scelta
condivisa delle priorità su cui lavorano i servizi. Valutare, da parte di
soggetti terzi rispetto alla amministrazione, la qualità dei servizi e
l’impatto che hanno sulla salute dei cittadini. Garantire alle associazioni
ed ai cittadini un regolare flusso di informazioni sulla sanità reale
tramite giornali online, siti delle associazioni, gruppi di discussione e
social network. Creare occasioni inclusive e incisive di pubblico confronto,
per affrontare il problema dell’uso privato del pubblico e della
democratizzazione del servizio sanitario”.
ANGELA CATALOTTI (PERUGIA CIVICA) ha rimarcato l’esigenza di maggiore
trasparenza e partecipazione dei cittadini nella gestione dei servizi
sanitari. FILIPPO BAULEO (CONFEDERAZIONE DIRIGENTI DISTRETTI SOCIO SANITARI)
si è soffermato sull’importanza del coinvolgimento degli operatori nelle
scelte del servizio sanitario regionale: “Deve essere ridisegnato il ruolo
dei distretti, aumentandone radicamento e diffusione, parallelamente alla
riduzione del numero delle Usl. È importante garantire la partecipazione dei
cittadini soprattutto in periodi di difficoltà e di tagli alle spese”.
GABRIELE SILVESTRI e MARIA ANTONIA MODOLO (CITTADINANZATTIVA) hanno puntato
l’attenzione sulla forma di valutazione chiamata “Audit civico”, che
utilizza standard nazionali, individua le criticità (non fermandosi al dato
statistico) ed anche le soluzioni. “Dall’Audit realizzato sono emersi
giudizi negativi su tutte le strutture, che evidenziano la mancata
applicazione del Piano sanitario regionale. Con la riduzione delle Asl il
problema della partecipazione diventa ancora più pressante, col rischio di
un ulteriore allontanamento dei cittadini. I distretti sanitari possono
essere di grande aiuto agli ospedali, evitando ricoveri inutili”.
CARLO BICCINI (FORUM TERZO SETTORE) ha parlato di “una situazione in
continuo peggioramento, con un taglio dei servizi e una centralità della
persona declamata nel Piano sanitario ma non applicata. Necessario un
monitoraggio sui servizi, soprattutto sulle residenze protette e sulle
strutture per malati cronici. Serve un nuovo welfare per l’Umbria, che
affronti la situazione di crisi e aiuti le persone a sviluppare le proprie
capacità”. CARLO DI SOMMA (FEDERSOLIDARIETÀ): si è detto “preoccupato
per un modello di welfare e una carenza cronica di servizi verso i cittadini.
Se i bilanci in ordine sono una necessità non si può certo prescindere
dall’equità sociale e dal diritto alla salute”.
Per GUIDO GUARNIERI (SOCIETÀ ITALIANA IGIENE) “le comunità non hanno
bisogno di ingegneria istituzionale che simula un cambiamento che in realt�
non avviene. All’inizio le Usl erano 14 ed erano molto vicine ai problemi dei
cittadini, occupandosi anche di problemi ambientali. Ora con la imminente
riduzione a 2 si segue una logica puramente aziendalistica, che non tiene
conte delle esigenze degli utenti”. MP/
link alla notizia: http://www.consiglio.regione.umbria.it/node/34006 [1]