CI SCRIVE L’AVVOCATO MARIA PAOLA COSTANTINI: ANCHE IL TRIBUNALE DI MILANO RITIENE ILLEGITTIMO IL DIVIETO DI FECONDAZIONE ETEROLOGA

maria paola costantiniUn nuovo, significativo passo avanti nella battaglia delle coppie infertili contro i divieti imposti dalla legge 40 del 2004. Il Tribunale Civile di Milano, dopo analoghe ordinanze già emesse dai Tribunali di Catania e Firenze, ha rimesso davanti alla Corte Costituzionale il ricorso presentato da una coppia di pazienti, aderenti all’associazione SOS Infertilità che insieme all’Associazione Hera di Catania si batte per i diritti delle coppie infertili italiane, contro il divieto, contenuto nella legislazione italiana, di donazione di gameti (fecondazione eterologa).

La coppia, residente in provincia di Parma era assistita da una ginecologa milanese alla quale è stato chiesto di praticare la fecondazione eterologa. La ginecologa, pur dichiarandosi disponibile a praticarla, si è dovuta rifiutare a causa dei divieti contenuti nella legge 40. Da qui il ricorso in sede giudiziaria da parte della coppia che deve fare i conti con una patologia gravissima ed incurabile come l’azospermia.

 Il Tribunale di Milano ha ritenuti fondati i motivi di ricorso e i dubbi di costituzionalità e ha quindi rimesso il caso davanti alla Corte Costituzionale. A sostenere la coppia di pazienti il collegio di difesa nazionale dell’Associazione Hera, composto dall’avvocato Maria Paola Costantini, del foro di Firenze, dalla professoressa Marilisa D’Amico, avvocato del foro di Milano e ordinario di diritto costituzionale alla Statale, dagli avvocati Massimo Clara e Ileana Alesso, anch’essi del foro milanese e dall’avvocato Sebastiano Papandrea, del foro di Catania.

  Il collegio di difesa rileva come sia importante che il Tribunale di Milano, così come quello di Catania, abbia tenuto conto non solo del diritto europeo, in particolare della sentenza della Corte di Strasburgo, con la quale viene bocciata la legislazione austriaca che pone divieti sulla fecondazione eterologa analoghi a quelli contenuti nella legge italiana, ma ha indicato chiaramente alcuni principi costituzionali che la Legge 40 andrebbe a violare e sui quali si chiede il pronunciamento della Consulta. In particolare – spiegano i legali del collegio di difesa – i principi costituzionali interessati sono il diritto alla dignità della persona (articolo 2), il diritto all’uguaglianza dei cittadini (articolo 3), il diritto e la tutela della maternità intesa nel senso più largo di genitorialità (articolo 31) e il diritto alla salute (articolo 32). Quest’ultimo principio riguarda non solo il diritto alla salute psicofisica così come definito dall’Organizzazione mondiale della sanità, ma il concreto pericolo di contrarre malattie a cui si espongono le coppie costrette ad andare all’estero per praticare la fecondazione eterologa, spesso in strutture prive di controlli. Pericolo che si estende anche ai bambini con alti costi sociali oltre che umani.

Roma 3 febbraio ’11

                                                                                                            L’Ufficio Stampa