Audizione Consiglio Regionale Umbria del 28 Gennaio 2016 . “Il trasporto sanitario in Umbria: problematiche e criticità attuali” . Intervento di Daniele Giocondi, responsabile di Cittadinanzattiva Terni

palzzo_cesaroni_0 La situazione che mi accingo a riferire trae fondamento dal regolamento regionale della Regione Umbria n 3 del 07 aprile 2015, che ha normato in materia di “autorizzazione all’esercizio ed accreditamento dell’attività del trasporto sanitario”, inteso sia in senso generico che ancor più specifico del trasporto di urgenza e di emergenza.

La norma regolamentare, che in questa sede richiamo integralmente, negli allegati A e B elenca nel dettaglio requisiti e condizioni che devono possedere i soggetti interessati, le strutture, il personale e gli automezzi; l’art.lo 6, I° comma, indica il termine perentorio di sei mesi per il loro adeguamento, prevedendo, nel comma III° dello stesso articolo, la provvisoria autorizzazione ed accreditamento, sino “..al rilascio rispettivamente dei provvedimenti di autorizzazione e di accreditamento”.

Il termine è scaduto ampiamente il 14 ottobre del 2015.

Unico sussulto di efficienza registrato nell’indicato semestre viene individuato nella istituzione della Commissione di livello regionale che avrebbe dovuto procedere e sovrintendere ai vari adempimenti, ma che dopo la prima riunione del 16 settembre 2015, non ha dato più segno di vita.

Risulta alle associazioni che rappresento che tutti gli enti interessati, nel rispetto del regolamento citato, abbiano presentato e depositato puntualmente la documentazione richiesta, senza ottenere risposta alcuna.

Ne è conseguito che pure quelle convenzioni che ancora non erano scadute alla data del 14 ottobre 2015, sono pure scadute, mostrando il delicatissimo settore la propria sopravvivenza solo e soltanto in regime di proroga ex lege.

Infatti le prime convenzioni a scadere furono nel settembre 2012, poi prorogate al dicembre 2013 dall’allora D.G. della ASL ed, ancora, prorogate successivamente, sino all’entrata in vigore del regolamento in esame il 15/04/2015 e  fino ai giorni nostri.

Così come l’Umbria, nel lontano marzo del 1999, fu l’ultima delle regioni italiane ad istituire e mettere a regime i servizi del 118, è ancora oggi l’ultima a procedere alla delicata fase delle autorizzazioni e degli accreditamenti.

Si prefigurano tempi biblici, nell’ambito di una proroga sine die.

Le procedure indicate dal regolamento sono macchinose e, probabilmente, saranno oggetto di ricorsi, anche per il disallineamento regolamentare tra i contenuti delle norme riguardanti il rilascio delle autorizzazioni e quelle che disciplinano le fasi degli accreditamenti.

Le conseguenze di questa incomprensibile inadempienza ricadono, come sempre, sul cittadino, sull’utente, sul malato.

Mi limito a sottolineare solo due gravissime deficienze, riguardanti:

A)   La formazione del personale;

B)    La predisposizione e l’equipaggiamento dei veicoli preposti al trasporto in emergenza – urgenza.

Personale: le vigenti linee guida, prevedono un dettagliato e cadenzato percorso formativo, con il superamento di esami alla fine del corso.

L’allegato A al regolamento in esame, infatti, prevede che “il personale operativo a bordo dei mezzi di soccorso ed il personale autista devono aver svolto gli specifici percorsi formativi da soccorritore con il conseguimento della relativa attestazione, nel rispetto delle Linee Guida approvate dalla Conferenza Stato Regioni il 22 Maggio 2003”: norma molto ben fatta ed articolata, ma rimasta pressoché lettera morta, al riguardo.

Alla data odierna la Regione Umbria, unico soggetto competente alla predisposizione dei corsi e delle loro modalità, non risulta abbia fatto alcunché al riguardo.

Le altre regioni italiane, hanno delegato le singole associazioni di volontariato all’effettuazione dei corsi, riservandosi esclusivamente la fase preliminare della regolamentazione e quella successiva degli esami.

Veicoli ed equipaggiamento: Ad eccezione dei veicoli del 118, quelli appartenenti od in uso alle altre associazioni si mostrano visibilmente obsoleti sia all’esterno che all’interno anche agli occhi di un profano, con l’insorgenza di legittimi dubbi sul possesso dei numerosissimi requisiti e dotazioni previsti dalla vigente normativa, oltre che della più elementare sicurezza del veicolo.

Rammento a me stesso che lo stesso allegato A giustamente sia molto restrittivo, in merito. Infatti:

–         le ambulanze di tipo A, cd “di soccorso”, devono avere una vetustà che non superi i 5 anni o, alternativamente, i 150.000 km;

–         quelle di tipo B, da “trasporto malati, infermi” non più di 7 anni dall’immatricolazione o di 300.000 km percorsi.

Il settore del trasporto sanitario, vive, anzi, sopravvive in una situazione estremamente critica, sia dal punto di vista della preparazione e formazione omologata del personale, sia dal punto di vista degli automezzi che somigliano sempre di più alla categoria degli autocarri o dei c.d. furgoni, conseguenza anche del fatto che i servizi più delicati sono attribuiti con il sistema dell’”affidamento diretto”, a rotazione (mi domando con quale criterio e cadenza: settimanale? Annuale?) e senza sovracompensazione delle spese; questo accade in un momento in cui la stessa Corte dei Conti sollecita il rispetto e l’adozione delle procedure dei contratti ad evidenza pubblica, come regola aurea di carattere generale.

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A proposito di trasporti in e.u., mi sento in dovere di rappresentare alle SSLL, la situazione dell’elisoccorso nella provincia di Terni ed, in generale, nella Regione Umbria.

Nella fattispecie, nei pressi dell’ospedale Santa Maria di Terni, nell’ambito di quello che è l’attuale parcheggio, qualche decennio fa venne costruita una piazzola per l’atterraggio degli elicotteri, estremamente razionale per la distanza dal nosocomio di circa 300 metri.

Per quanto è di nostra conoscenza, quella piazzola venne dismessa perché dichiarata semplicisticamente “non a norma”, con ciò ignorando come l’elicottero del 118, con le cautele del caso e con l’aiuto delle Forze di Polizia a terra che ne valutano i rischi obiettivi insieme al pilota, possa atterrare là dove ve ne è bisogno: carreggiata autostradale, zona boschiva, pista da sci, stadio, greto di un fiume, ecc. ecc..

Questo infondato e banale pretesto, ha consentito la dismissione della piazzola e l’occupazione di quello spazio da parte del parcheggio a cielo aperto.

La soluzione è stata trovata, successivamente, nella stipula di una convenzione con l’ATC, in qualità di gestore dell’aviosuperficie di Terni, sita nella zona di Maratta Bassa.

Tale soluzione mostra chiaramente le proprie, seguenti carenze logistiche ed organizzative:

1)    Essa si trova a Km 6 dall’ospedale Santa Maria, esattamente nella estrema periferia opposta della città; per la prima parte del tragitto, è male collegata con un reticolo di strade comunali con il fondo stradale in pessime condizioni;

2)    L’aviosuperficie, pur dotata di autorizzazione per il volo notturno h 24, necessita di potenziamento del sistema di illuminazione a terra, dovendosene prevedere l’utilizzo anche in condizioni di scarsa visibilità.

3)    Il personale del 118 non è in possesso delle chiavi del cancello di accesso all’aviosuperficie che, attualmente, devono essere richieste al responsabile della struttura, non sempre presente in loco.

Forse non è a tutti noto come la Regione Umbria non sia in possesso di un velivolo: anche in questo caso, la soluzione è stata quella di stipulare una convenzione con la regione Marche che, così, ha messo a disposizione il proprio elicottero del 118, di stanza a Fabriano, a condizione che il suo intervento non sia stato già richiesto nella regione stessa.

Ciò senza considerare che tra le due Regioni vi è lo spartiacque della catena Appenninica e che la zona del fabrianese è caratterizzata da un microclima non idoneo al volo, con frequenti e violente turbolenze.

Tutte queste condizioni negative, hanno comportato che in tutto l’anno 2015 l’aviosuperficie di Terni sia stata utilizzata solamente 15 volte, con una media mensile di 1,25 servizi.

Essendo necessario  un confronto con le altre regioni italiane, chiedo che si riferisca sul numero degli interventi effettuati nello stesso anno 2015 dal servizio elisoccorso del 118, nei rispettivi ambiti territoriali.

La domanda che sorge spontanea è la seguente: quante vite sarebbero state salvate se l’elisoccorso, che ci risulta estremamente operativo in tutte le regioni Italiane, fosse stato in Umbria, prima di tutto presente, poi efficiente e razionalmente organizzato?

CA ed il TdM dichiarano la profonda preoccupazione in cui versa lo specifico settore del trasporto sanitario e dei servizi di emergenza del 118.

Sollecito chi ne ha il dovere e la funzione, l’art.lo 6 u.c. dell’esaminato regolamento n 3 lo chiarisce ad abundantiam, ad intraprendere immediatamente tutte le iniziative del caso, volte ad affrontare e risolvere le molteplici carenze elencate, che provocano il solito pregiudizio a carico del malato, a volte senza speranza, essendo la propria vita legata al fattore “golden hour”, che in italiano si traduce tecnicamente “tempestività”  e solo e soltanto se gli interventi del personale formato e preparato che svolge tale importantissimo ruolo sono calibrati, efficaci e nel rispetto dei protocolli vigenti.

Rammento, altresì, come l’inascoltato art.lo 2, comma III°, imponga “..procedure competitive…rispetto di economicità, efficacia, efficienza, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza ecc”.

Che non ci si nasconda dietro la solita giustificazione della mancanza di disponibilità economiche, perché è  parere di tutti i benpensanti che la sanità non possa e non debba rispondere a fredde norme ragioneristiche o di bilancio, essendo, per definizione, una spesa per uno Stato con la S maiuscola: è notizia di 2 giorni fa che l’associazione dei medici chirurghi italiana ha reso pubblica la preoccupazione degli associati, costituita dalla pessima qualità degli strumenti più elementari, quali i bisturi!

Chiedo, infine, di sapere i tempi e le modalità in cui saranno affrontate le problematiche e soddisfatti gli adempimenti previsti dalla vigente normativa.Ringrazio per l’attenzione.   Daniele Giocondi, coordinatore di Cittadinanzattiva Terni